Luigi ha lasciato questa terra all’alba del primo Settembre 2013, all’età di trent’anni, in un incidente stradale avvenuto a Santa Marta (Colombia) dove lui si trovava da cinque mesi.
La distanza tra l’Italia e la Colombia è enorme, in certi casi diventa infinita!!...Il mio cuore, la mia anima e tutto il mio essere erano già con lui, ma fisicamente mi trovavo a fare lunghe file negli aeroporti, tra la confusione di gente, valige, altoparlanti… persa in quegli spazi enormi in cui io mi sentivo sempre più piccola e dove volevo solo sparire da una vita che per me non era più la stessa.
Mi sentivo stordita, confusa, senza pelle, senza più appigli e certezze a cui aggrapparmi, completamente vulnerabile, mi trascinavo in quel viaggio che non avrei mai voluto fare.
Nascosta dietro i miei occhiali scuri potevo piangere e isolarmi tra un check-in e l’altro, i sedativi mi concedevano momenti di tregua in cui il dolore forte e inesorabile lasciava spazio al “vuoto” e al “nulla”.
In certe situazioni, la sofferenza è tale che la mente la rifiuta e nega la realtà pur essendo evidente! Fino all’arrivo a S. Marta io mi sono aggrappata tenacemente alla speranza che ci fosse stato un errore e che mio figlio era vivo!
Una bugia pietosa che mi ripetevo per trovare la forza di proseguire quell’interminabile viaggio che mi avrebbe portata da lui, mi avrebbe permesso di riabbracciarlo e riportarlo a casa.
I ricordi affollavano la mia mente, le immagini scorrevano come in un film e io potevo rivedere i sui occhi, il suo splendido sorriso, le sue mani, i suoi gesti… riudivo il suono della sua voce quando mi chiamava mamma, il suono delle nostre risate, delle nostre lunghe conversazioni e soprattutto risentivo nel mio cuore tutto l’amore che ci legava e ci lega e che nessuna morte potrà mai portare via!!
Ho potuto riabbracciarlo il giorno della veglia funebre che è stata fatta a S. Marta, Venerdì sei settembre,
Venerdì, primo Aprile 1983 è il giorno in cui è nato, il giorno in cui l’ho tenuto fra le braccia per la prima volta!!
Luigi aveva il dono di farsi amare da tutti era amorevole, dolce, passionale, trasgressivo, disordinato, istintivo, allegro, sensibile, in lui traspariva il fanciullo e l’uomo, i suoi occhi erano puliti come il suo cuore, per questo in pochi mesi in Colombia aveva già tanti amici che avevano chiesto di salutarlo il giorno della veglia , prima però volevo rimanere qualche ora da sola con mio figlio.
Non ci sono parole per descrivere quel momento, il mio compagno e mia nipote ,gli unici che erano con me, temevano che potessi crollare rivedendolo… lui era bello come il sole! sembrava dormisse, io non vedevo le sue ferite né il luogo dove eravamo…vedevo solo Luigi , bello come sempre anche se immobile e silenzioso.
L’ho baciato a lungo, l’ho accarezzato delicatamente, dolcemente per timore di “sciuparlo”, le mie mani tremavano sul suo corpo, le lacrime non avevano più argini, il mio cuore sembrava volesse esplodere, sentivo la mia anima frantumarsi e i pezzi sparsi ovunque, dentro di me solo dolore.. dolore e ancora dolore… non c’era spazio per altro.
Gli parlavo come se volessi svegliarlo e mi sembrava strano che lui non mi rispondesse, come era possibile che non mi parlasse?! Ero sconcertata, frastornata e la mia mente, non voleva vedere ciò che era, continuavo a chiedergli: Luigi ti prego aiutami a trovare un Senso a tutto questo, perché un Senso deve esserci anche se io non lo comprendo, altrimenti non ha più senso la vita per me…
Prima che arrivassero gli amici ho ripreso i sedativi per ricadere nel vuoto… nel nulla!
Quella stessa sera mi è venuta in mente l’idea di creare un associazione a nome di mio figlio, forse me l’ha suggerita lui, non so, ma “quell’Idea” non mi ha più lasciata, anche quando la sofferenza era insopportabile e mi suggeriva pensieri diversi: non riuscivo a vivere senza di lui… volevo solo raggiungerlo.
Allo stesso tempo sentivo la necessità di andare oltre, di cercare “quel Senso” e di tenermi legata a un filo, tenuto tenacemente dal mio compagno Eugenio e dalla mia cara amica Cristina, di ricordare “quell’Idea”, della quale non ne avevo parlato con nessuno per diversi mesi, perché volevo che rimanesse qualcosa di intimo e sacro fra me e Luigi.
Ho iniziato a cercare. Non sapevo cosa, ma la sofferenza era tale che le domande che mi ponevo non mi davano tregua. Cercavo “quel Senso” e nello stesso tempo volevo solo morire, mi sentivo dissociata, arrabbiata con il mondo, angosciata, e impotente di fronte a qualcosa che mi sovrastava, mi annichiliva…
Ho cercato nei monasteri, nei conventi, negli incontri spirituali, nella terapia, nei libri, negli incontri con altre mamme che avevano attraversato la stessa agonia e cercavano di darmi una speranza: loro ce l’avevano fatta, potevo riuscirci anche io.
Ho cercato nelle mani del mio compagno Eugenio che mi sostenevano quando io cadevo e mai hanno smesso di tenere le mie, nelle lacrime e nelle parole della mia cara amica Cristina, nel suo esserci sempre e comunque, nel suo darsi incondizionatamente con amore e dedizione,
Ho cercato negli occhi di mia nipote Lea, dove vedevo lo smarrimento celato da una forza che non aveva ma che mostrava, per proteggermi, nei lunghi silenzi tra me e mia madre in cui i nostri cuori tacitamente parlavano solo di Luigi.
Ho cercato nello sguardo di chi non riusciva a reggere il mio dolore, nella distanza di chi non riusciva a starmi vicino e nella vicinanza di coloro che hanno accarezzato la mia anima con discrezione e rispetto.
In questa mio peregrinare fatto passo dopo passo, in ogni gesto, in ogni incontro, in ogni lacrima, in ogni parola, ho capito che “quel Senso” non potevo comprenderlo con la mente perché la mente è limitata, finita e non può capire ciò che è Illimitato e Infinito, non ci sono risposte per la mente, ciò che è saggezza agli occhi di Dio è follia agli occhi degli uomini e ciò che è saggezza agli occhi degli uomini è follia agli occhi di Dio!
Solo il cuore e l’anima possono percepire, avere un barlume della volontà Suprema, senza comprensione mentale, quella è fuorviante, ci fa sentire separati da noi stessi dal nostro “Sé interiore” che ci collega a quella Coscienza Assoluta che è l’unico “Centro”.
La mente ci porta ovunque come banderuole al vento, sovrapponendo alla realtà illusioni e menzogne che ci trascinano da una parte all’altra impedendoci di stare dentro di noi e con l’altro, relegandoci in una sorta di schiavitù nella quale siamo proiettati sempre nel futuro o nel passato mai nella realtà dell’attimo che viviamo, l’unico che può farci evolvere.
Siamo piccoli e impotenti difronte al Mistero e crediamo follemente di avere potere, di controllare, in realtà l’ultima parola spetta al mondo e non a noi.
Tutti gli insegnamenti buddisti, indù, cristiani dicono la stessa cosa. Ma, come diceva Gesù, ci sono occhi che non vogliono vedere e orecchie che non vogliono sentire, in questo modo ci allontaniamo dal flusso della vita che è potente e dà a coloro che vedono e ascoltano superando la dualità del bene e del male divenendo uno con ciò che “È” anche quando non comprendiamo, anche quando fa male molto male!! Questo è il passaggio più difficile, la resa!
Soprattutto quando la sofferenza è forte, angosciante e ci distrugge perché incapaci di arrenderci. Il dolore, invece, come dice il mio maestro spirituale, ha un sapore diverso dalla sofferenza perché è accompagnato dall’Amore, dalla pace, dalla dolcezza, dal silenzio e dall’apertura verso l’altro…io ho sentito la differenza ed è in questa condizione, sia pur di dolore, che ritrovo mio figlio, ritrovo la sua anima e pezzi della mia che pian piano si riuniscono, donandomi un senso di unicità in cui c’è tutto anche Luigi.
Come dice A. Desjardins in un suo libro, il cammino spirituale inizia con il cuore, è un avventura del cuore ed è il risveglio di questo cuore che ci collega a una visione Suprema e ci consente di oltrepassare la nostra paura della morte e la visione ordinaria che abbiamo della morte degli altri.
Io ho cercato, sono nel cammino, ricado, mi rialzo e cerco ancora nelle parole del mio maestro che tuonano dentro di me, che mi scuotono ma che sento essere “la Verità” quella che fa male ma che conduce all’Amore, quello puro che non fa richieste che ama e basta, come la luce che illumina senza sapere ciò che illumina o come il fuoco che riscalda senza sapere ciò che scalda (Desjardins).
Il 21 giugno il giorno dell’Onomastico di mio figlio è nata ufficialmente l’Associazione di volontariato “Luigi Pagniello”, Luigi continua a vivere attraverso l’Amore, ed è lì che io posso incontrarlo, è lì che devo arrivare e rimanere per sentirlo, percepirlo, amarlo senza chiedere, fargli un sorriso fra le lacrime, rispettare il suo destino e accompagnarlo con il cuore nel suo viaggio, qualunque esso sia.
L’Associazione è la manifestazione di “quel Senso più alto” che io cercavo e che continuo a cercare, del quale ho sperimentato solo un piccolo barlume, ma sento che è questa la strada.
Non ce ne sono altre, è l’amore che sconfigge la morte.
Concludo con le parole del mio maestro: Il corpo è solo l’ombra dell’anima, e io che sono rimasta ancora qui, posso essere la luce che illumina l’anima di mio figlio, sulla terra… finche mi sarà concesso!
Ciao Tesoro!
Con Infinito Amore
Mamma.